Da locomotiva a malato d’Europa: la crisi tedesca e l’impatto sull’Italia
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La Germania, cuore economico dell’Europa e simbolo di stabilità, sta affrontando una crisi senza precedenti: economica, politica e forse anche identitaria. L’economia tedesca è bloccata: la crescita è ferma, la fiducia degli investitori è in caduta libera, come dimostra l’indice Zew, che misura le aspettative degli analisti sullo sviluppo dell’economia in Germania nell'arco dei sei mesi successivi, in drastico calo. Anche l’industria simbolo del Paese, Volkswagen, affronta gravi difficoltà, con minacce di tagli e chiusure per salvaguardare la redditività. Sul fronte politico, il governo Scholz è al collasso. Il 16 dicembre il cancelliere affronterà un voto di sfiducia che potrebbe portare a nuove elezioni il 23 febbraio, aprendo un lungo periodo di instabilità. La formazione di una coalizione in Germania richiede tradizionalmente mesi, ma questa volta lo scenario è reso più complicato dall’ascesa di forze politiche come i neonazisti di Alternative für Deutschland e il movimento rosso-bruno di Sahra Wagenknecht, che minano i partiti tradizionali. La crisi tedesca non si limita però ai confini nazionali: il rischio è che l’Unione Europea rimanga senza una guida in un momento cruciale. Il declino tedesco segna la fine di un ciclo europeo? E quali sono le implicazioni, i rischi e le opportunità per l’Italia? Ne parliamo a Macro con Federico Niglia, Professore di Storia delle relazioni internazionali all’Università per Stranieri di Perugia, Gianluca Di Donfrancesco, giornalista de Il Sole 24 Ore e Alberto Annichiarico, giornalista de Il Sole 24 Ore.    
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