È il 13 luglio 1913, in un piccolo villaggio della Valle Brembana. Un cacciatore di camosci si alza alle 5 di mattina; bacia la fronte della figlia più piccola, stacca dal muro il fucile a 3 canne e la rivoltella, prende 200 cartucce, dell’esplosivo e due fiale di stricnina. Il suo obiettivo? Farsi giustizia di tutte le persone che — ne è certo — lo abbiano rovinato.
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