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Roma, quartiere Prati: il delitto dell'orafo Giancarlo Nocchia. Il pomeriggio del 15 luglio 2015 il gioielliere Giancarlo Nocchia, 70 anni, era nel suo laboratorio in via dei Gracchi. Stava sistemando dei conti e dei preziosi quando quello che sembrava un cliente bussò alla porta. L'orafo aprì ma dopo pochi minuti fu barbaramente aggredito e colpito alla testa con un oggetto che non fu mai trovato. Una violenza feroce che non gli lasciò scampo. Quel presunto cliente era un rapinatore, Ludovico Caiazza, 33enne all'epoca dei fatti, che già vantava un corposo curriculum criminale. Dopo l'aggressione il Caiazza fuggì con la refurtiva: bracciali, orecchini, collane per un valore complessivo di 200 mila euro. Il rapinatore, tuttavia, compì dei "passi falsi" disseminando le sue impronte sulla vetrina all'ingresso del negozio. Grazie a quelle tracce, esaminate dalla sezione impronte del Ris di Roma, i carabinieri del comando provinciale riuscirono a fermare e ad arrestare l'uomo appena tre giorni più tardi. Caiazza però non fu mai processato poiché si tolse la vita in carcere. A ripercorrere quel delitto, che sconvolse un intero quartiere della Capitale, è oggi il tenente colonnello Giampaolo Iuliano, comandante della sezione impronte del Ris di Roma