La rimozione collettiva del dopoguerra
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Quando di parla della fine della Seconda guerra mondiale, si citano la liberazione partigiana, il 25 aprile, i festeggiamenti, ma quasi mai si racconta che l’Italia quella guerra l’aveva persa, assieme ad alcune delle sue terre. Si è fatto finta che la guerra e tutto quello che era successo nel ventennio fossero unicamente responsabilità di Mussolini, dei suoi gerarchi e di Vittorio Emanuele II. Una volta eliminati i primi a Dongo ed esautorato il secondo con il referendum, la resistenza è stata usata come alibi per non fare i conti con il passato - spiega Gianni Oliva, autore del libro “45 milioni di antifascisti. Il voltafaccia di una nazione che non ha fatto i conti con il Ventennio” (Mondadori, 228 p., € 21,00). Il titolo si riferisce alla frase attribuita a Churchill ‘In Italia sino al 25 luglio c’erano 45 milioni di fascisti; dal giorno dopo, 45 milioni di antifascisti. Ma non mi risulta che l’Italia abbia 90 milioni di abitanti’. Dopo la guerra cambiano i politici, ma questori, burocrati, magistrati, professori e giornalisti sono sempre gli stessi - commenta Gianni Oliva.  RECENSIONI “L’oro e la patria” di Federico Fubini (Mondadori, 216 p., € 18,50) “Bella ciao” di Jacopo Tomatis (Il Saggiatore, 240 p., € 18,00) “La resistenza cattolica” di Silvio Mengotto (Paoline, 224 p., € 17,00) “La quarta compagna” di Orsola Severini (Fandango, 176 p., € 16,00) IL CONFETTINO “Cugini” di Caterina Manfrini (Einaudi Ragazzi, 256 p., € 12,00)
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