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Ed eccoci di nuovo qua amici! Siamo approdati all’undicesima stagione di Viaggio nella Luna e ancora non abbiamo voglia di smettere. Incredibile questa spocchia. Ma amiamo troppo il cinema per non parlarne verbosamente, disordinatamente e soprattutto divanamente incollati.
E allora dovete sorbirci, con le nostre idiosincrasie, le nostre parentesi, le nostre malcelate blasfemie.
Una puntata a dir poco seminale in verità questa inaugurale. Sì perchè dopo i saluti di rito si è ricordato non senza qualche amara lacrimuccia il grande William Friedkin che se ne è andato questa estate senza lasciare alcun recapito. Come spesso fa chi muore lascia una devastazione foderata di assenza dietro sè, e le sue opere tornano alla mente come pietre di una casa con il quale vogliamo edificarne il ricordo dentro di noi. E allora Federico ripercorre la sua carriera fatta dei due grandi capolavori: L’Esorcista e Il Braccio Violento della Legge, due autentici punti di riferimento su cui srotolare la sua poetica e la sua privata visuale di cineasta. E poi via via tutte le sue opere che lo hanno reso grande, uno dei registi preferiti a dirla tutta, di Federico.
Thomas quindi afferra il microfono e parte in quarta per parlarci di un film appena uscito: “Killers of the Flower Moon”, nuovo lungometraggio del regista Martin Scorsese, l’ultimo dei grandi maestri della storia del cinema ancora in vita (“Solo perché è morto Friedkin” dice Federico).Scorsese ci porta nell’Oklahoma degli anni 20, luogo in cui gli Osage (un popolo di nativi americani) scopre che la terra in loro possesso è ricca di petrolio, scoperta che gli farà diventare incredibilmente ricchi. Questa ricchezza non passa inosservata agli occhi di molti imprenditori e proprietari terrieri che riescono, in breve tempo, ad accaparrarsi molte proprietà e territori a loro volta.
Tratto da una storia vera, e dal libro “Gli assassini della terra rossa” di David Grann, “Killers of the Flower Moon” fa luce su una vicenda oscura che ha macchiato di sangue le strade d’America, una vera propria ingiustizia perpetrata ai danni della comunità Osage.
A questo punto facciamo la conoscenza di Ernest Burkhart, interpretato da Leonardo DiCaprio qui alla sesta collaborazione con Scorsese, reduce di guerra invitato a stabilirsi all’interno del territorio dallo zio William K. Hale (Robert De Niro) che, bramoso di potere, confida al nipote i suoi pensieri nei confronti del petrolio che, si, ha dato ricchezza e stabilità per più generazioni a molte persone, ma non sarà eterno.Accortosi degli interessi che Ernest nutre nei confronti di Mollie, una giovane Osage, lo zio lo sprona a sedurla con l’intento di sposarla al fine di appropriarsi del suo patrimonio.
Scorsese mette in scena il tutto senza spettacolarizzare la violenza, con una narrazione senza picchi eccessivi di epicità e che prosegue lineare, mostrando un grande rispetto e umanità per la vicenda.Musiche azzeccatissime di Robbie Robertson e ancor più azzeccate sono le interpretazioni degli attori. Ottimo, come sempre, Di Caprio e demoniaco De Niro che, alla sua decima collaborazione con Scorsese, ci ricorda che essere un “Nonno scatenato” o uno “Stagista inaspettato” non gli hanno impedito di rimanere uno dei migliori attori di sempre.
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Published 11/19/24
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