#259 - In fuga dalla guerra, ma dove?
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La giornata di ieri è stata la più mortale in Libano dalla guerra civile, con 558 morti e oltre 1.000 feriti a seguito di più di 650 attacchi israeliani su circa 1.300 obiettivi, tra cui anche civili, donne e bambini. Gli attacchi hanno colpito non solo il sud del Paese, ma anche la valle della Bekaa e la periferia meridionale di Beirut, a Dahieh, un sobborgo densamente popolato. Oggi, la situazione è stata simile, con un numero inferiore di vittime ma un alto livello di caos. Gli attacchi notturni israeliani hanno colpito decine di aree. Nel frattempo, decine di migliaia di persone stanno fuggendo dal sud del Libano e dalla Bekaa, con ospedali sopraffatti dal numero di morti e feriti, che si aggiungono agli effetti delle esplosioni dei cercapersone e walkie-talkie esplosi la scorsa settimana. Le opzioni per lasciare il Paese sono limitate: oltre 30 voli sono stati cancellati all'aeroporto di Beirut. Le autorità libanesi hanno aperto 150 scuole come rifugi per oltre 16.500 sfollati interni. Israele ha intensificato le operazioni, invitando i libanesi ad allontanarsi dagli edifici di Hezbollah, e ha continuato i bombardamenti per tutta la giornata, uccidendo anche un soldato libanese nella Bekaa e sei persone nella periferia sud di Beirut, tra cui Ibrahim Kobeissy, comandante della “divisione missilistica” di Hezbollah. Hezbollah ha risposto lanciando 300 razzi verso il nord di Israele, colpendo anche la periferia di Haifa. Nonostante l'escalation, un alto funzionario dell’aeronautica israeliana ha affermato che si è "ancora lontani dalla guerra totale". Le parole dei leader israeliani, che parlano di annientamento del Libano, contraddicono però queste affermazioni. Joe Biden ha dichiarato che "una soluzione diplomatica è ancora possibile" e che ha proposto un cessate il fuoco per Gaza, ma la situazione sul terreno è molto diversa. Questa serie è un progetto indipendente. Se vuoi contribuire con una donazione puoi farlo su https://ko-fi.com/marcomagnano.
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