Bard inganna l'ex avvocato di Trump.
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Quando l'IA invece di aiutarci ci affonda. Potrebbe essere il titolo di una serie tv dedicata al paradossale incidente in cui è incappato Michael Cohen, l'ex avvocato di Donald Trump condannato a tre anni di carcere nel 2018 per uso illegale di fondi destinati alla campagna politica. Forse in completa buona fede, Cohen è caduto in un tranello. Ha usato Bard, il modello di IA di Alphabet, per cercare documenti e sentenze precedenti da citare in una mozione in cui chiedeva a un giudice federale di accorciare i suoi arresti domiciliari. Il giudice distrettuale Jesse Furman si è trovato sulla scrivania una serie di sentenze fake che Bard ha generato su richiesta di Cohen. "Nessuno dei casi citati esiste" ha risposto il giudice. Cohen ha confessato ai media di aver scambiato Bard per un supermotore di ricerca. Ora viene da chiedersi: ma se un avvocato di comprovata esperienza scambia un motore di ricerca per un modello di IA generativa, quanti nuovi "casi Choen" dobbiamo aspettarci in futuro dalle ricerche dei normali cittadini? Procurarsi sentenze precedenti è di grande peso negli Usa. Il sistema legale americano è "common law" la legge si forma sulla base delle decisioni precedenti prese da giudici e tribunali. Ill sistema italiano, al contrario, è basato su quanto è scritto nei codici.
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Published 10/11/24
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