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Antonio Busnelli, infermiere quarantottenne e padre di famiglia, lavorava nel reparto Rianimazione dell’ospedale Fatebenefratelli. Dai suoi colleghi però non era mai stato ben visto, tanto da essere stato soprannominato il “becchino”. La motivazione di tale appellativo era quella frequenza di decessi superiore alla media registrata durante i suoi turni. Un epiteto che risultò infine quanto più pertinente: Busnelli uccideva infatti i suoi pazienti per poi percepire le mance da un’impresa di pompe funebri con cui collaborava.
Un vero e proprio angelo della morte che, come secondo lavoro, collaborava anche alla preparazione delle salme per i funerali.
Busnelli fu così arrestato il primo dicembre 1992 e poi condannato a 16 anni e 8 mesi per aver iniettato a due pazienti una dose non prescritta di Isoptin, un farmaco vasodilatatore in grado di provocare ai più anziani crisi cardiache fatali.
Inquietante e grottesca fu la testimonianza del figlio di una delle vittime che ricordò come fosse stato proprio Busnelli a consigliare loro l’impresa di pompe funebri per cui lavorava, ma anche a guidare il carro funebre con la salma del padre il giorno del funerale.
Si chiamava Vincenzo Raiola il poliziotto che morì in quel maggio del 1999. Il decesso avvenne a causa di una ferita alla testa, riportata durante un conflitto a fuoco con un gruppo di rapinatori in via Imbonati.
Alle 5 del mattino del 14 maggio una banda di criminali, armata di fucili d’assalto...
Published 06/28/21
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Published 06/23/21