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Era la mattina del 19 settembre 1988 e, come di consueto, Gianfranco Trezzi, piccolo imprenditore milanese, usciva di casa per andare a lavoro. Furono i suoi operai a dare l’allarme, quando videro che a mezzogiorno Trezzi non era ancora arrivato sul posto.
Venne subito ritrovata la sua auto: le chiavi erano ancora inserite nel cruscotto e i finestrini erano aperti, di Trezzi però nessuna traccia.
Le successive richieste di riscatto confermarono l’ipotesi del rapimento, mentre a rendere ancora più drammatica la situazione erano le cattive acque finanziarie in cui versava l’azienda dell’imprenditore.
A dare una svolta alle indagini fu il ritrovamento del cadavere di un membro della banda che aveva organizzato il sequestro, così fu facile risalire ai complici e a scoprire l’ultima scorcentante verità.
Il 10 dicembre nel giardino di una villa vicino Vigevano venne ritrovato il cadavere di Gianfranco Trezzi. Proprio lì l’uomo fu tenuto prigioniero, per poi essere ucciso subito dopo la richiesta di riscatto. Il corpo, decomposto in oltre settanta pezzi, fu ritrovato in un sacco della spazzatura, sepolto nel giardino della villa.
Nel 1990 iniziò il processo che portò alla condanna dei rapitori, il cui leader era un affiliato della Nuova Camorra Organizzata di Cutolo.
Si chiamava Vincenzo Raiola il poliziotto che morì in quel maggio del 1999. Il decesso avvenne a causa di una ferita alla testa, riportata durante un conflitto a fuoco con un gruppo di rapinatori in via Imbonati.
Alle 5 del mattino del 14 maggio una banda di criminali, armata di fucili d’assalto...
Published 06/28/21
Tra le pagine più cupe della recente storia di Milano si annovera anche il periodo di attività di quella che passò alla storia come la banda di via Padova: un gruppo di malviventi assai eterogeneo, composto da pluripregiudicati e incensurati, delinquenti e personalità insospettabili. Tra il 1998...
Published 06/23/21