Description
In un modesto appartamento in corso di Porta Nuova 36 viveva Clotilde Fossati, persona generosa e benvoluta da tutti. In quel palazzo la donna era nata e vissuta e non voleva sapere di andarsene, neppure dopo che l’intero palazzo era stato acquistato da una società finanziaria che intendeva realizzarvi nuovi insediamenti abitativi. Così, nonostante i nuovi proprietari avessero dato il via ai lavori di ristrutturazione, Clotilde continuava ad abitare da sola nella sua proprietà e a dare lezioni di piano, nonostante la sua avanzata età.
Il 10 giugno 1988 a ritrovare il corpo senza vita dell’anziana maestra di pianoforte fu la nipote che, non sentendo la zia da qualche giorno, si premurò di farle visita. La scena che si trovò di fronte fu agghiacciante: il corpo di Clotilde giaceva a terra con il volto sfigurato da alcune coltellate. Con la stessa violenza il killer l’aveva colpita allo stomaco e al petto, mentre con una bottiglia rotta sulla testa doveva inizialmente averle fatto perdere i sensi.
Le armi del delitto erano rimaste vicino al corpo esanime, mentre ogni indizio fece supporre che Clotilde conoscesse il suo aguzzino. Su un tavolo vicino, infatti, vi era ancora un bicchiere di rosolio che doveva aver offerto al killer prima che la aggredisse.
La donna non fu né rapinata, né fatta oggetto di violenza. Chi poteva, dunque, aver desiderato la morte dell’anziana signora, al punto di ucciderla accanendosi sul suo cadavere?
Nonostante la certezza che l’assassino andasse cercato tra le conoscenze della vittima, le indagini non approdarono a nulla e rimasero solo dubbi e sospetti su chi poteva aver ucciso l’anziana maestra di pianoforte.
Si chiamava Vincenzo Raiola il poliziotto che morì in quel maggio del 1999. Il decesso avvenne a causa di una ferita alla testa, riportata durante un conflitto a fuoco con un gruppo di rapinatori in via Imbonati.
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Published 06/28/21
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