Stuprata e uccisa a sassate In Via Candiani
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Maria Luisa D’Amelio, per tutti detta Mary, era una ragazza tranquilla e responsabile. Diciassettenne al quarto anno di un liceo scientifico, era sempre rispettosa di regole e orari, per questo quando la sera dell’8 novembre 1987 i genitori non la videro rientrare si allarmarono subito. A ritrovare il corpo senza vita della ragazza fu il padre che, ripercorrendo il tratto di strada percorso dalla ragazza che stava tornando da una festa con gli amici, si accorse di un cancello semiaperto di un cantiere in via Candiani ed ebbe un terribile presentimento. Mary giaceva riversa a terra e nuda, con la testa rotta da alcuni sassi intrisi del suo sangue. Lo stupro e delitto della ragazza sarebbe rimasto nel plico dei casi irrisolti se il suo assassino non si fosse costituito spontaneamente alla polizia. Era Roberto Pirovano, quarantenne gravemente affetto da disturbi psichici. L’uomo conosceva Mary e disse di esserne sempre stato innamorato. Tanto che quando quella sera la vide rincasare sola lungo la strada non potè far a meno di abusare di lei. Insieme a Pirovano anche un complice che quella sera assistette alla scena e che confermò la dinamica dei fatti agli inquirenti. In un primo momento entrambi gli uomini non convinsero le autorità che li inquadrarono come due mitomani dalla personalità disturbata. Solo nel corso del dibattimento, emersero alcuni altri dettagli sconcertanti che portarono alla luce le colpe dei due uomini. La pubblica accusa chiese quindi di internare Pirovano in un ospedale psichiatrico, giudicandolo socialmente pericoloso. La richiesta fu accolta dalla Corte e la sentenza fu confermata in appello.
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