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“Il signor Ambrosoli?”. “Si”. “Mi scusi signor Ambrosoli”. Seguono quattro colpi di pistola che colpiscono al petto l’avvocato. Così, nella notte tra l’11 e il 12 luglio 1979, viene assassinato Giorgio Ambrosoli, liquidatore della Banca Privata Italiana di Michele Sindona. Viene ucciso sotto la sua abitazione in via Morozzo della Rocca 1, sotto gli occhi di alcuni amici con cui aveva trascorso la serata e che lo stavano riaccompagnando a casa.
Lavorava a stretto braccio con Sindona, la cui banca era stata travolta da un crac finanziario cinque anni prima. La morte dell’avvocato Ambrosoli, all’età di soli 45 anni, non appartiene però ai “misteri italiani”. Noto è infatti il nome del killer: il criminale italo-americano William Aricò. Noto è il nome del mandante: lo stesso Michele Sindona, finanziere piduista legato a Cosa Nostra e ben introdotto nei salotti della politica. Noto, infine, è il movente del delitto: Ambrosoli si imponeva ai piani di salvataggio della banca, e della fedina penale di Sindona, a discapito dei contribuenti.
Ai funerali di Sindona non partecipò nessun politico, nessun sindacalista, nessun prefetto, a riprova che alte cariche dello stato potevano essere a conoscenza dell’oscuro piano e si girarono volontariamente dall’altra parte.
Si chiamava Vincenzo Raiola il poliziotto che morì in quel maggio del 1999. Il decesso avvenne a causa di una ferita alla testa, riportata durante un conflitto a fuoco con un gruppo di rapinatori in via Imbonati.
Alle 5 del mattino del 14 maggio una banda di criminali, armata di fucili d’assalto...
Published 06/28/21
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Published 06/23/21