La sera del 27 aprile 1976 alcuni camerati erano riuniti nella sezione missina di via Guerrini. Tra loro anche Gilberto Cavallini, detto “Gigi”, un nome che riempirà tristemente le pagine della cronaca nera per anni. Qualcuno però interruppe quella riunione gettando sassi e molotov sulla porta d’ingresso e in un attimo l’incontro si sciolse per andare a vendicare il gesto di sfida. L’obiettivo era colpire i primi simpatizzanti di sinistra che capitavano a tiro, compiendo una sorta di spedizione punitiva. A incontrare la squadraccia furono cinque ragazzi che avevano appena finito di affiggere dei manifesti antifascisti nei pressi di via Uberti. Intuito il pericolo, due di loro riuscirono a scappare. I tre rimasti, invece, vennero colpiti da alcune coltellate, quelle inferte sul giovane Gaetano Amoroso furono fatali. Gaetano aveva ventun anni, morì poco tempo dopo l’aggressione in un letto d’ospedale. Era uno studente lavoratore e faceva parte degli artisti del Vento Rosso, un movimento nel quale poteva esprimere le sue esigenze politiche e artistiche dipingendo murales. Forse un nome non proprio sconosciuto a quel gruppo armato che lo portò alla morte. Tra i suoi killer ci fu anche la mano di Cavallini, presto arrestato per omicidio premeditato e tentato omicidio pluriaggravato. Alla memoria del giovane artista e attivista è invece oggi dedicato l’ultimo anno del corso serale presso la Scuola artistica del Castello, lo stesso frequentato da Gaetano, che ora porta il suo nome.