In una notte del marzo 1978 David Beissah, dirigente di una società finanziaria con sede in Svizzera e uffici di corrispondenza a Milano, stava rincasando nel suo appartamento in via Domenichino 50 insieme alla moglie. Fu proprio davanti alla sua abitazione che venne rapito da due uomini armati di mitra per poi essere ritrovato cadavere anni dopo, nonostante il pagamento di 430 milioni di lire per il suo riscatto. La donna disperata attirò l’attenzione di un vicino scatenando così la furia dei sequestratori che la colpirono col calcio dei mitra. I resti del finanziere vennero rinvenuti nel Lodigiano: il corpo, ormai ridotto a uno scheletro, era sotterrato a una profondità di mezzo metro, coperto da alcuni strati di calce e pietra. Gli agenti riuscirono a risalire agli autori del delitto solo dopo il sequestro di Edoardo Egro, anche lui titolare di una società, il cui rapimento non andò a buon fine. Uno dei suoi sequestratori venne infatti arrestato durante una folle fuga in cui si vide costretto a rilasciare l’ostaggio. Fu grazie a quel disgraziato tentativo di rapimento, che andò fortunatamente a vuoto, che gli agenti riuscirono a risalire a tutta la banda criminale dedita ai sequestri di persona, compreso quello di David Beissah. Da quel momento, in pochi anni, quasi tutti gli appartenenti all’organizzazione vennero arrestati e si scoprì anche il loro collegamento alle cosche della ‘ndrangheta. Buona parte del denaro ottenuto dal sequestro Beissah fu invece ritrovato nelle abitazioni di alcune delle dodici persone arrestate.