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Era l’alba del 15 dicembre 1976 quando quaranta fra poliziotti e carabinieri circondarono una palazzina popolare in Via Leopardi a Sesto San Giovanni. In quel complesso di edifici abitavano famiglie di lavoratori, operai e impiegati e alla palazzina 161 vi era l’appartamento degli Alasia. Quando alcuni poliziotti bussarono alla loro porta, i coniugi Guido e Ada non potevano immaginare che, di lì a poco, avrebbero assistito al duplice omicidio di due forze dell’ordine e di quello di loro figlio Walter, conosciuto dai suoi compagni di lotta come “Luca”.
Walter aveva aderito fin da giovanissimo a Lotta continua e poco dopo aveva abbracciato la causa brigatista. In poco tempo era divenuto capo colonna all’interno dell’organizzazione terroristica e, nella stanza che divideva con il fratello, custodiva un mitra e una cassetta con l’archivio delle sue “imprese”.
I genitori, umili operai milanesi, erano però all’oscuro di tutto e quando aprirono la porta ai poliziotti non potevano prevedere la tragedia che sarebbe seguita: deciso a non farsi catturare, Walter impugnò il mitra sparando a due guardie che morirono poco dopo durante il soccorso in ospedale. Vestitosi in fretta, il giovane si gettò poi nel cortile e, dopo un disperato tentativo di fuga morì pochi metri dopo, colto da alcuni proiettili sparati da un agente che si trovava nei pressi.
L’inchiesta sul nucleo brigatista guidato da Alasia proseguì e portò all’arresto di altri cinque giovani, tutti tra i ventidue e i ventiquattro anni. Alle due vittime delle forze dell’ordine cadute in servizio quella tragica notte è oggi intitolato un giardino in via Stendhal.
Si chiamava Vincenzo Raiola il poliziotto che morì in quel maggio del 1999. Il decesso avvenne a causa di una ferita alla testa, riportata durante un conflitto a fuoco con un gruppo di rapinatori in via Imbonati.
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Published 06/28/21
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