Si chiamava Laura Orsi, l’appena diciassettenne figlia di di un modesto operaio e prima vittima della terribile lista di rapiti da parte dell’Anonima Sequestri a Milano. Era il 7 aprile 1975 e le sue tracce si persero nel tratto tra Corso Vittorio Emanuele e Porta Romana, proprio lì dove Laura era solita aspettare l’autobus per rientrare a casa dopo la scuola. Forse l’offerta di un passaggio in auto da parte di uno sconosciuto? Da quel momento della ragazza non si ebbe più notizia. La sera stessa una chiamata alla sua famiglia da parte dei sequestratori chiedeva un riscatto di duecento milioni di lire, una cifra spropositata rispetto alle disponibilità economiche familiari. Quello che la chiamata non disse subito fu però che Laura quella sera era già morta: strangolata in auto con un fil di ferro poco dopo il rapimento e gettata nel fiume con un masso legato al collo per far sparire il corpo. Quattordici giorni dopo, a seguito di una piena, il cadavere della ragazza riaffiorò dalle acque del fiume. Quello che non fu mai trovato fu però il nome del suo assassino. Così dopo 25 anni e diverse piste investigative, la famiglia Orsi aspetta ancora di avere giustizia.