Morte Di Un Anarchico e di un Commissario
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Era la mattina del 17 maggio 1972 e Luigi Calabresi, commissario capo di Pubblica sicurezza e addetto all’Ufficio politico della Questura di Milano, usciva dalla sua abitazione in via Cherubini per raggiungere la propria auto. Due colpi alle spalle e un terzo alla nuca posero però fine alla sua vita: il killer era un giovane che sparò a volto scoperto e si allontanò poi su una vettura guidata da un complice. Un delitto, quello di Calabresi, che fu il culmine della violenta campagna accusatoria montata dai giornali della sinistra extra-parlamentare: a lui si imputavano infatti ogni genere di torture riservate ai sospettati durante gli interrogatori, nonché di aver causato volontariamente la morte di Giuseppe Pinelli. Esponente del movimento anarchico milanese, Pinelli era rimasto ucciso precipitando dalla finestra dell'ufficio della Questura di Milano, ove era sottoposto a interrogatorio nell'ambito delle indagini sulla strage di Piazza Fontana. A nulla valse l'inchiesta della magistratura la quale accertava che il commissario Calabresi non si trovava nella stanza al momento dell'accaduto, si continuò ad affermare che Pinelli fosse stato deliberatamente ucciso, o comunque indotto alla morte dai metodi usati nel corso dell'interrogatorio. Sedici anni dopo un ex militante di Lotta continua ammise di esserne stato uno degli autori materiali e fece i nomi del complice e dei mandanti: Ovidio Bompressi, Adriano Sofri e Giorgio Pietrostefani. All'esito di una serie di processi, le loro responsabilità sono state accertate con sentenze divenute definitive.
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Published 06/28/21
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