“L’autore, di cui non è dato a sapere nessun background professionale o formativo sulla vicenda, si lascia andare ad un interminabile flusso di coscienza interamente guidato da bias di conferma a supporto della sua tesi, scambiando indizi per prove e ipotesi per fatti.
Il tutto condito da uscite come “quello che non mi ricordo come si chiama”, rumori gutturali, volgarità varie tra cui una bestemmia (coperta) e la totale mancanza di rispetto per le vittime, oltre che dalla insopportabile tracotanza di chi, senza muoversi dalla scrivania, ha la pretesa di risolvere da solo uno dei più indagati misteri della storia d’Italia.”
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Italy ·
06/27/23