Un uomo si riscuote dai suoi pensieri cupi e guardandosi intorno si rende conto che non sa dove si trova. Attorno a lui, “un’ampia pianura spoglia e desolata ricoperta da una folta erbaccia secca”. Un vento autunnale freddo e umido frusta il paesaggio brullo, con pochi alberi isolati. In lontananza, rocce “dalle sagome strane e scure” si stagliano sul crepuscolo del cielo, occupato da “una calotta di nuvole basse e livide” “simile a una maledizione concreta”. Non c’è traccia di uccelli o altri animali, nessun rumore tranne il sibilare sinistro del vento. L’uomo non ha paura, non avverte alcun disagio anche se ignora dove si trova. Guarda meglio tra l’erba secca e capisce finalmente cosa sono quelle pietre rose dal tempo - alcune “rotte, coperte di muschio e interrate a metà”, un po’ “riverse al suolo, altre inclinate sui lati” -, sono pietre tombali. È in un cimitero, antico e devastato dai segni del tempo e dall’incuria. Ma come è finito là? Cerca di concentrarsi, di fare mente locale, di ricordare. Sì, era malato, una febbre improvvisa ed altissima, il delirio, il letto… Sta forse sognando? O è fuggito in qualche modo dal suo letto, dalla sua casa, dalla sua città – l’antica Carcosa – per arrivare in quel luogo tetro e sconosciuto? L’uomo comincia ad avere paura…
🎙️ Voce narrante Maurizio Repetto
🎸 Musica Andrea Cauduro
✏️ revisone del testo Giacomo Sette
🎧 consulenza audio Luca Rossi
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