Julian Schnabel | Man of Sorrow (The King)
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Una perenne tensione conoscitiva sul mondo che tuttavia sempre si ostina a negarsi; se ne colgono dei brani, se ne sentono degli odori, ma mai se ne afferra il noumeno. Questa è la condizione umana, che un autore come Julian Schnabel sembra recepire e fare sua in assoluto. La sua è una ricerca di evidente stampo filosofico, e lo stesso oscillare tra pittura e cinema lo verifica. D’istinto mi viene da pensare a Paul Valéry, un autore anch’egli con una sensibilità che, con altri strumenti, ha lavorato costantemente esposta sul fronte del confine (tra i linguaggi, le discipline, le strutture cognitive).   Schnabel come Valéry coglie il moto ondoso dell’umano, recepisce il “Tout va sous terre et rentre dans le jeu!” di Il cimitero marino. Man of Sorrow è un’emersione/immersione da/in un qualche buio di una figura che manifesta tutta la sua fragilità in perfetta contraddizione con la sua entità simbolica: il potente – The King doveva infatti essere il titolo originario dell’opera...
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Una perenne tensione conoscitiva sul mondo che tuttavia sempre si ostina a negarsi; se ne colgono dei brani, se ne sentono degli odori, ma mai se ne afferra il noumeno. Questa è la condizione umana, che un autore come Julian Schnabel sembra recepire e fare sua in assoluto. La sua è una ricerca di...
Published 04/13/22
Published 04/13/22
Nel dipinto di Gerhard Richter che porta il nome di «Kleine Liegender Akt» c’è una donna sdraiata su un fianco, sopra un sofà, completamente nuda. È appoggiata dolcemente sui gomiti, col busto appena ruotato e inclinato in avanti. Le sue braccia cingono un cuscino scuro. La gamba destra,...
Published 04/06/22