Eleonora de Fonseca Pimentel
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Via di Ripetta è ombrosa e la targa al numero 22 raschiata dal tempo. Ma fermatevi lo stesso qui dove nacque Eleonora Fonseca Pimentel, la figlia ideale del secolo sbagliato. Nel 1752 il padre, un marchese portoghese in rotta col papa, trasferì la famiglia a Napoli. Se fosse rimasta, forse, Eleonora: -non avrebbe ricevuto un’educazione formidabile, primeggiando nelle lingue antiche, moderne, diritto e scienze tutte. -non sarebbe stata una ragazzina prodigio, che scriveva poesie e le recitava nei migliori salotti. -non sarebbe entrata nell’Arcadia napoletana, nelle grazie di Metastasio e di Voltaire, che le dedicò versi affettuosi. -non sarebbe stata data in moglie a un tenente borbonico più vecchio, ignorante, infedele, con le mani bucate e sempre alzate su di lei. -non avrebbe perso due figli, uno per un’epidemia e l’altro per le botte del marito. -non avrebbe divorziato, riprendendosi la sua vita di donna colta e libera, anche di scommettere su quel sogno di libertà che era la Repubblica Napoletana. -non avrebbe anticipato il giornalismo moderno col suo Monitore Napoletano, scritto “in una lingua con la quale istruire il popolo minuto”. -non sarebbe finita in galera perché la rivoluzione fallì, i Borboni tornarono a Napoli e al popolo minuto fregava poco di essere istruito. -non sarebbe finita sul patibolo, insieme ad altre menti illuminate, il 20 agosto del 1799. Il popolo minuto che le stava tanto a cuore le dedicò una filastrocca oscena. Lei li salutò citando Virgilio: “Forse un giorno gioverà ricordare tutto questo”.
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Published 03/06/22
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