Thomas ed Heinrich Mann
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Questa targa andrebbe un po’ corretta. Perché ci vissero tutti e due i fratelli Mann, in Via del Pantheon 57. Però la targa ricorda solo Thomas, “il poeta”, che pure di poesia ne scrisse mezza. E invece era stato Heinrich il primo ad arrivare a Roma. Cercava sollievo ai suoi polmoni e forse già che c’era anche se stesso. Qualcosa trovò, disse al fratello: “Vieni” e quello scese, fuggendo da un futuro d’ossessioni. L’Italia sembrava la cura giusta, anche se gli era indifferente fino al disprezzo e gli italiani terribilmente fastidiosi. Cosa facevano i due fratelli Mann, nell’Urbe? Poco turismo né passeggiate antiche, molta campagna tra Palestrina e Roma, qua e là la musica, Verdi e Puccini, per quanto Wagner… Tante fumate e bevute e il domino giù al bar, il resto in casa, due stanze al terzo piano, sempre da soli, a ragionare sulle proprie origini. Ragionavano su una storia di famiglia, un romanzone di mercanti e decadenza, ispirato ai Mann con altra gente. Tiravan fuori ricordi, archivi e affetti, soprattutto Heinrich, che per età aveva più memorie. Poi uno dei due girò la testa altrove e pubblicò I Buddenbrook da solo, nel 1901. Fu subito gloria, scrisse altro, ma fu grazie a Heinrich e a questa gita a Roma, che Thomas Mann vinse il Nobel. Anche Heinrich continuò a scrivere, senza però raggiungere il successo del fratello. Tornato in Germania entrò in rotta col resto dei parenti, fece due matrimoni infelici, si impegnò in politica, dovette andare in esilio, perse la nazionalità tedesca, cadde in povertà sopravvivendo grazie ai soldi che gli mandava il pur sempre legato Thomas. Che cercò in tutti i modi di farlo rientrare in patria, ma il visto arrivò quando Heinrich era già morto.
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Published 03/06/22
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