Anita e Giuseppe Garibaldi
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Diciamocelo, lui è dappertutto, lei un po’ meno, e allora, quando vedi una targa che li ricorda insieme, ti viene da fermarti un po’, dietro piazza di Spagna, in via delle Carrozze 59, dove per cinque giorni vissero Anita e Giuseppe Garibaldi. Era iniziata la lunga estate crudele del 1849. Lui era venuto a difendere la Repubblica Romana, lei era rimasta a Nizza, con la suocera, i bambini e un altro in grembo. Ma piuttosto che lasciare solo il generale, e restare sola con la suocera, Anita preferì i cannoni di Oudinot. Si imbarcò su una nave e la mattina del 26 giugno: -corse subito a Villa Spada, il quartiere generale di Garibaldi, che appena le vide esclamò: Eccola la mia Anita: adesso abbiamo un uomo in più. - cominciò a combattere con lui, che di uomini ne stava perdendo a grappoli. - continuò a combattere con lui, nonostante la Repubblica fosse bell’e perduta. - smise di combattere con lui, quando lui capì che Roma non poteva essere più difesa. - condivise con lui, in questa casa, un’ultima cena e il progetto di trasportare altrove la guerra, perché – lui le diceva – dovunque saremo, colà sarà Roma. - andò con lui vestita da uomo, a cavallo, in Piazza San Pietro, dove Garibaldi promise ai suoi volontari fame, sete, marce forzate, morte. Lo seguirono in più di quattromila, inseguiti da francesi, austriaci, spagnoli, borbonici. La marcia fu estenuante, qualcuno si perse per strada e a San Marino il generale sciolse la sua vincibile armata. Con i 200 fedeli rimasti mirava a Venezia, ma Anita, incinta e malata, in Romagna gli collassò tra le braccia. Il medico arrivò in tempo per scuotere la testa. Dal 1932 le sue spoglie riposano nel monumento che le hanno dedicato sul Gianicolo. Dietro, ovviamente, a quello di Garibaldi.
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